Anche oggi mi ritrovo a scrivere ad orari improbabili e anche oggi tutto quello che mi viene in mente riguarda il peggio della giornata.
Giornata iniziata male in quanto sono sfumate (almeno per ora) le mie possibilità di lavorare all'estero nel 2016. Non che questo sia la fine del mondo, ma è tutto quello che sta dietro che rende questo venerdì sera triste, come al solito. Dietro c'è una burocrazia, tipicamente italiana, che non ti permette di inseguire i tuoi sogni fino in fondo. Dietro ci sono professori svogliati che oltre a fare il proprio "compitino" non si impegnano assolutamente per aiutare gli studenti che provano a guardare oltre al giardino di casa propria. Dietro trovo anche il problema di abbandonare una situazione che tutto sommato è comoda.
E questa è una cosa tutt'altro che scontata.
Mi trovo a vivere lontano dalla mia famiglia e dalla mia ragazza, ma allo stesso tempo sento che forse questa vita mi appartiene più di quanto penso. Quanto è buffa la vita... Quando ho iniziato a scrivere su questo blog pensavo a come doveva essere il sapere di aver sempre qualcuno al tuo fianco che ti sorregga, che ti dia sempre un motivo per guardare avanti con serenità. Adesso mi ritrovo in questa situazione agrodolce dove se da una parte sai di avere tale persona, dall'altra non sei più sicuro di cosa stia succedendo tra voi. La distanza di certo non aiuta... e nemmeno la difficoltà nel trovare momenti in cui parlare. Ne ero ben consapevole che non sarebbe stata facile, ma mai avrei pensato di arrivare ad un giorno in cui il pensiero fisso è: ne vale la pena?
Ne vale la pena... Domanda da 1 milione di dollari...
Ne vale la pena continuare una relazione che sembra lentamente incrinarsi? Ne vale la pena andare a lavorare all'estero, cambiare tutto un'altra volta e non avere mai un posto fisso dove vivere? Ne vale la pena lasciar deteriorare alcuni rapporti con famiglia e parenti per questo? Ne vale la pena programmare la propria vita non solo in base alle proprie esigenze, ma anche in base ad un'altra persona?
Sino ad un mese fa avrei risposto di sì senza nemmeno dubitare, ma ad oggi le cose sono differenti. Non esiste più nessuna certezza nella mia vita, nessun intoccabile, nessun piedistallo immutabile. In fondo se non ti aspetti nulla dalle persone almeno non possono più deluderti, no?
Facile a dirsi...
I piedistalli si creano da soli e l'unico modo per tirarne giù una persona è distruggere il piedistallo stesso. Fortunatamente le persone tendono ad autodistruggerli prima o poi. E con loro si distrugge quel muro chiamato fiducia che non ci permetteva di vedere com'era la realtà delle cose. A quel punto sta a noi capire se quel rapporto personale può continuare come prima o va modificato. Ma modificare significa perdere, e noi spesso non siamo pronti a perdere ciò che fino a 5 minuti prima era considerato intoccabile, quasi un pilastro della nostra vita. E quindi torniamo sui nostri passi e perdoniamo. Perdoniamo anche l'imperdonabile. Ci illudiamo che la realtà non stava dietro a quel muro ma davanti; ci illudiamo che quello che abbiamo scoperto è solo una parentesi, che il nostro piedistallo era motivato.
Insomma gira e rigira troveremo sempre il modo di rivalutare la situazione, nonostante tutto ciò che abbiamo sofferto.
Persone normali farebbero tabula rasa e ricomincerebbero come se nulla fosse, ma io non sono normale. Io sono attanagliato in mezzo tra il rancore e la speranza, e non riesco a trovare pace. Tutte le persone importanti della mia vita mi hanno ad un certo punto deluso, per un motivo o per l'altro. Chi più, chi meno facilmente li ho perdonati tutti e ho iniziato a ricostruire il piedistallo, sapendo benissimo di non doverlo fare. L'unica cosa che ho imparato è a non aggiungere altre persone nel mio personalissimo regno dei cieli: almeno limito i danni.
Il perdono non è scontato, ma è il primo passo. Forse il perdono che io tanto facilmente concedo è un perdono verso me stesso, un perdono di cui avrei enormemente bisogno. Gran parte della mia vita è fatta da momenti di cui mi pento, momenti in cui col senno di poi avrei agito diversamente. Momenti in cui oltre ad aver deluso persone che a loro volta mi avevano messo sul piedistallo ho anche deluso me stesso. E la mia cocciutaggine non mi ha mai permesso di avere una vera riconciliazione con queste persone: tutto è passato ed ora si comportano come se nulla fosse successo. Ma dentro di me so che non è così. E il mio perdonare in continuazione è il sintomo di questo vero perdono mai avuto e di cui così tanto ho bisogno.
E chissà che nel mio girovagare senza una meta precisa io non trovi ciò di cui sto andando così disperatamente in cerca.
Forse la soluzione sarebbe andare Into the Wild...
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