Io sono un sognatore che non crescerà mai, ma questo non è del tutto vero. Ultimamente ho realizzato che a volte non ci accorgiamo nemmeno di crescere; noi pensiamo di riuscire a restare indifferenti a ciò che ci accade, ma non è così. I momenti che viviamo ci modellano e ci trasformano come pongo. Per esempio io ho rivalutato una storia che tutti noi conosciamo: la volpe e l'uva. Da sempre a questo racconto è stata data una lettura che porta a considerare la volpe come autrice di un gesto senza onore, o comunque da non imitare. Io, partendo dalle mie esperienze di questi mesi, non sono totalmente d'accordo. La volpe vede nell'uva il suo obiettivo, che potrebbe benissimo essere assimilato ad un nostro qualsiasi obiettivo nella vita. Ma dopo svariati tentativi la volpe si accorge di non riuscire ad arrivare all'uva e si limita ad abbandonare quel sogno e per darsi una giustificazione si autoconvince che quell'uva è acerba. Sin da quando ero piccolo mi hanno sempre insegnato che questo non è l'atteggiamento giusto per affrontare le difficoltà della vita, e su questo sono d'accordo. Però vorrei aggiungere che non sempre si riesce a raggiungere i propri obiettivi, sia perchè improbabili in partenza, sia perchè ci sono stati eventi che hanno portato questi fuori dalla nostra portata. In questi casi cosa sarebbe meglio fare? Continuare ad inseguire l'impossibile oppure rendersi conto della situazione e ripiegare su qualcos'altro? Certo, se parliamo intellettualmente e filosoficamente la seconda scelta sarebbe moralmente inaccettabile; ma nella nostra vita quante volte ci capita di dover cambiare rotta? E se invece di cambiare rotta noi provassimo imperterriti a continuare per quella strada cosa succederebbe? Ed è qui che si inserisce il passo avanti: non si può generalizzare. Esistono molte situazioni diverse, e ognuna di queste ha bisogno di una risposta diversa: certe volte bisogna continuare senza esitazioni nonostante le difficoltà, altre volte sarebbe meglio capire che rinunciare sarebbe meglio per noi stessi (e per gli altri). E quando l'obiettivo è troppo radicato in noi abbiamo bisogno di dare una giustificazione al nostro fallimento; si può sminuire l'obiettivo (dicendo che l'uva è acerba) oppure si può cercare in qualcos'altro una maggiore motivazione. Tutto questo è partito dalla mia analisi della situazione con Giorgia. Mi sono reso conto che per me lei è come l'uva: bellissima ed inavvicinabile; e io, come la volpe, sto cercando di renderla "acerba", ma ogni sforzo per adesso è inutile. I miei amici mi hanno fatto notare che secondo loro l'opera di autoconvinzione non potrà mai essere completa, perchè in fondo al nostro cuore noi sapremo sempre qual è la verità, ma anche questo per me non è sempre vero: la convinzione che porta le persone a suicidarsi è di questo tipo, cioè si autoconvincono che non ci sia nulla per cui vivere, sapendo comunque benissimo che non è così. Ma continuando a ripetere a se stessi una bugia alla fine si arriva a convincersi della veridicità della cosa, e si compiono atti non sempre intelligenti. Quindi io sono dell'idea che a volte la mossa della volpe possa divenire utile per andare avanti, per chiudere delle pagine del nostro passato che ci tormentano nel presente e che non ci permettono di guardare al futuro con la serenità necessaria per viverlo mettendo in gioco tutta la propria persona.
Detto questo "good night" e vi lascio con LA canzone per tutti quelli che come me non cresceranno mai.
Nessun commento:
Posta un commento