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21 dicembre 2015

Una mattina mi son svegliato...


Prendiamoci una buona mezz'ora di pausa dopo lo studio matto e disperatissimo di stamattina. Tra lo studio del vino e dei distillati ormai il mio cervello pensa solo a sbronzarsi. E allora come sempre farlo viaggiare verso pensieri lontani è il miglior modo per tenerlo in vita. 
Teniamo per una volta lontane tutte le depressioni e concediamoci alla pazzia. Pensate per un secondo di avere tutti i soldi che vi servono per fare qualsiasi cosa vogliate. Cosa fareste? Non pensateci più di 1 secondo! Decidete e iniziate a sognare... Io vorrei girare il mondo: per un anno andare da uno stato all'altro, da un continente al successivo. Con l'aereo per i viaggi intercontinentali, ma poi tutto via mezzi pubblici, o taxi, o bicicletta, o qualche mezzo improvvisato. Partirei dall'Italia per andare verso est, magari facendo la transiberiana. Fermarmi in questi piccoli villaggi o città di cui persino il nome è impronunciabile. Cercherei di comunicare con la gente del posto, ma sicuramente non mi capirebbero. Dovrei ricorrere a dei disegnini (quindi devo ricordarmi di portare sempre con me un taccuino e una penna) sapendo già da ora che servirebbero solo a farli ridere per quanto male disegno. Proverei i loro cibi più tipici, ascolterei la loro musica, ascolterei le loro storie. E poi è tempo di saluti. Uno scambio di oggetti per ricordarsi l'uno dell'altro e via verso la nuova meta. Ci si sposta lungo la fredda Russia, provando di volta in volta la vodka per decretare quale sia la migliore. Arrivo in Cina. Mi immagino le distese di risaie, dove passare in bicicletta, osservando le mondine intente nel loro lavoro. Guardare il tutto senza voler farne parte. Sarei solo un osservatore esterno senza intralciare in alcun modo la loro quotidianità. Balzerei poi in Shanghai o Pechino per vedere la differenza nello stesso stato. Anche qui le prelibatezze del posto non sono poche e assaggerei di tutto, sperando di non imbattermi in un cane (che comunque non avrei problemi ad assaggiare). Un viaggio verso la Grande Muraglia e nel Tibet per assaporare cosa significa vivere a 5000 metri. Comprerei i loro abiti tipici che sembrano usciti dalle leggende medievali. E dopo si scende. Si passa la catena Himalayana e si arriva in India. Tra vacche, scimmie, elefanti e motorini per strada non saprei dove girarmi. Ogni cosa che mangio mi causa bruciore di stomaco, ma in fondo dopo qualche giorno mi abituo. Decido di provare a lavorare in un call center ed è curioso vedere come rispondo alle domande di qualche americano a 10000 km di distanza. Mumbai è una tappa d'obbligo. Si passa quindi in Giappone. Tra sushi, fugu (pesce palla) e le loro zuppe mi scendono le lacrime. Passo sicuramente per Tokio e Hiroshima. Qui mi fermo e penso. L'uomo è veramente capace di cose orribili. Sganciare una bomba per annientare una città... Distruggere tutto e uccidere tutti: persino i bambini. E come questo episodio sfortunatamente ce ne sono stati molti altri. Siamo proprio una razza di merda... Torniamo alla scoperta del mondo e dopo aver fatto un cosplay (d'obbligo) in Giappone si va in Australia. La terra dei canguri, o meglio dei marsupiali in generale. Si visita ovviamente l'interno, quello selvaggio. Dopodichè salto in Nuova Zelanda e poi via verso il Nuovo Mondo! Si parte dal sud, dallo stretto di Magellano e si sale. Argentina, Perù, Brasile a capire come possano vivere le persone nelle favelas. Centro America e si parla di civiltà scomparse: Maya, Incas e Aztechi. Si visita tutto. Dalle città scomparse, alle piramidi Maya, sino a Città del Messico, sperando di non essere presi dal cartello. E poi su negli USA. Evito le grandi città e mi dirigo verso le distese di nulla del centro. Gran Canyon e Yellowstone sono un must. Poi il Canada con i suoi laghi e lo sciroppo d'acero e Alaska tra le distese ghiacciate a mangiare salmone affumicato. Aereo verso la Groenlandia per vedere l'aurora boreale e sentire tutte le centinaia di parole che gli eschimesi hanno per dire neve. Dal freddo al caldo torrido si va in Sud Africa. Continente africano da viaggiare in lungo e in largo, tra foreste umidissime alla savana. Vivere con le tribù, festeggiare con loro e vedere i vari riti di iniziazione da parte degli sciamani. Salire al nord e vedere come Tunisia e Marocco siano influenzati in parte dalla cultura francese. Tornare verso est, attraversare l'Egitto con tutte le sue bellezze e meraviglie del mondo, e finire in Palestina/Israele. Vedere la mitica Gerusalemme e pregare con persone di tre religioni diversi nello stesso punto. Passare in Mesopotamia, dove si pensa la civiltà abbia avuto inizio e poi tornare in Europa. E qui visitare ogni singolo stato in lungo e in largo per poi tornare a casa come una persona diversa.
Ma qui il sogno finisce, ed è tempo di tornare alla mia vinificazione...
Ma il viaggio è stato bellissimo...

18 dicembre 2015

Un altro venerdì sera

Anche oggi mi ritrovo a scrivere ad orari improbabili e anche oggi tutto quello che mi viene in mente riguarda il peggio della giornata.
Giornata iniziata male in quanto sono sfumate (almeno per ora) le mie possibilità di lavorare all'estero nel 2016. Non che questo sia la fine del mondo, ma è tutto quello che sta dietro che rende questo venerdì sera triste, come al solito. Dietro c'è una burocrazia, tipicamente italiana, che non ti permette di inseguire i tuoi sogni fino in fondo. Dietro ci sono professori svogliati che oltre a fare il proprio "compitino" non si impegnano assolutamente per aiutare gli studenti che provano a guardare oltre al giardino di casa propria. Dietro trovo anche il problema di abbandonare una situazione che tutto sommato è comoda.
E questa è una cosa tutt'altro che scontata.
Mi trovo a vivere lontano dalla mia famiglia e dalla mia ragazza, ma allo stesso tempo sento che forse questa vita mi appartiene più di quanto penso. Quanto è buffa la vita... Quando ho iniziato a scrivere su questo blog pensavo a come doveva essere il sapere di aver sempre qualcuno al tuo fianco che ti sorregga, che ti dia sempre un motivo per guardare avanti con serenità. Adesso mi ritrovo in questa situazione agrodolce dove se da una parte sai di avere tale persona, dall'altra non sei più sicuro di cosa stia succedendo tra voi. La distanza di certo non aiuta... e nemmeno la difficoltà nel trovare momenti in cui parlare. Ne ero ben consapevole che non sarebbe stata facile, ma mai avrei pensato di arrivare ad un giorno in cui il pensiero fisso è: ne vale la pena? 
Ne vale la pena... Domanda da 1 milione di dollari...
Ne vale la pena continuare una relazione che sembra lentamente incrinarsi? Ne vale la pena andare a lavorare all'estero, cambiare tutto un'altra volta e non avere mai un posto fisso dove vivere? Ne vale la pena lasciar deteriorare alcuni rapporti con famiglia e parenti per questo? Ne vale la pena programmare la propria vita non solo in base alle proprie esigenze, ma anche in base ad un'altra persona?
Sino ad un mese fa avrei risposto di sì senza nemmeno dubitare, ma ad oggi le cose sono differenti. Non esiste più nessuna certezza nella mia vita, nessun intoccabile, nessun piedistallo immutabile. In fondo se non ti aspetti nulla dalle persone almeno non possono più deluderti, no?
Facile a dirsi...
I piedistalli si creano da soli e l'unico modo per tirarne giù una persona è distruggere il piedistallo stesso. Fortunatamente le persone tendono ad autodistruggerli prima o poi. E con loro si distrugge quel muro chiamato fiducia che non ci permetteva di vedere com'era la realtà delle cose. A quel punto sta a noi capire se quel rapporto personale può continuare come prima o va modificato. Ma modificare significa perdere, e noi spesso non siamo pronti a perdere ciò che fino a 5 minuti prima era considerato intoccabile, quasi un pilastro della nostra vita. E quindi torniamo sui nostri passi e perdoniamo. Perdoniamo anche l'imperdonabile. Ci illudiamo che la realtà non stava dietro a quel muro ma davanti; ci illudiamo che quello che abbiamo scoperto è solo una parentesi, che il nostro piedistallo era motivato.
Insomma gira e rigira troveremo sempre il modo di rivalutare la situazione, nonostante tutto ciò che abbiamo sofferto. 
Persone normali farebbero tabula rasa e ricomincerebbero come se nulla fosse, ma io non sono normale. Io sono attanagliato in mezzo tra il rancore e la speranza, e non riesco a trovare pace. Tutte le persone importanti della mia vita mi hanno ad un certo punto deluso, per un motivo o per l'altro. Chi più, chi meno facilmente li ho perdonati tutti e ho iniziato a ricostruire il piedistallo, sapendo benissimo di non doverlo fare. L'unica cosa che ho imparato è a non aggiungere altre persone nel mio personalissimo regno dei cieli: almeno limito i danni.
Il perdono non è scontato, ma è il primo passo. Forse il perdono che io tanto facilmente concedo è un perdono verso me stesso, un perdono di cui avrei enormemente bisogno. Gran parte della mia vita è fatta da momenti di cui mi pento, momenti in cui col senno di poi avrei agito diversamente. Momenti in cui oltre ad aver deluso persone che a loro volta mi avevano messo sul piedistallo ho anche deluso me stesso. E la mia cocciutaggine non mi ha mai permesso di avere una vera riconciliazione con queste persone: tutto è passato ed ora si comportano come se nulla fosse successo. Ma dentro di me so che non è così. E il mio perdonare in continuazione è il sintomo di questo vero perdono mai avuto e di cui così tanto ho bisogno.
E chissà che nel mio girovagare senza una meta precisa io non trovi ciò di cui sto andando così disperatamente in cerca.
Forse la soluzione sarebbe andare Into the Wild...


17 dicembre 2015

Il risveglio del blog


Caspita quanto è passato dall'ultima volta in cui mi sono messo dietro a questa tastiera per scrivere. Nonostante sia passato più di un anno sento tutti gli argomenti (che mi sono prontamente andato a rileggere) così attuali... Chiariamo subito: la mia vita ha preso finalmente una svolta e ormai quei post depressi colorati di un cupo grigio sono passati. Ho obiettivi chiari e vedo dei binari da percorrere, non importa che la strada sia giusta... Al mio fianco c'è sempre Prisca che, tra alti e bassi, mi supporta e mi rende la vita di ogni giorno un po' più semplice. Non sono più appassionato di feste distruttive, ma preferisco spendere le mie serate guardando qualche film o serie tv (si sto diventando vecchio). Ho cominciato anche a scrivere una breve storia nel frattempo, ma, data la mia evidente incapacità a scrivere, ho abbandonato dopo le prime dieci pagine. Solitamente ciò che inizio lo porto a termine, quindi mai dire mai nella vita; nel frattempo mi accontento di leggere e cercare di imparare come rendere per iscritto tutto ciò che passa nella mia testa. Negli ultimi mesi ho rivalutato particolarmente le mie amicizie, constatando che i veri amici sono veramente pochi (come se non lo avessi già saputo) e che gran parte delle persone sono presenti solo nel momento del bisogno... LORO... Che poi in fin dei conti io non sono molto diverso. Come al solito sono sempre bravo a giudicare ma non a vedere obiettivamente le mie azioni.
Insomma in poche parole tutto è cambiato, ma allo stesso tempo nulla lo è. Io resto il solito sognatore che si fida troppo delle persone e che è sempre disposto a perdonare e vedere solamente come salvare le varie situazioni. Ovviamente solo quando mi fa comodo. Ma in fondo penso ormai di aver capito che questo è il vero me stesso, senza quelle maschere che mi sono sempre accusato di portare. Non ne ho più bisogno e spero di non averne mai più bisogno in vita mia. Tante, troppe volte in questo blog ho parlato di cambiamento, senza veramente sapere di cosa parlavo. La mia nuova teoria è che il cambiamento sia costantemente e ossessivamente sopra di noi. Tutto è cambiamento. Tutto è perturbazione del nostro equilibrio. La nostra bravura deve essere nel fronteggiare il cambiamento e saper come reagire ad esso. Domani saremo una persona, seppur leggermente, diversa da oggi e questo è un dato di fatto. Il punto è che questo cambiamento di cui ho sempre parlato in fondo non esiste: non esiste un punto esatto dove si fa inversione di marcia e si torna indietro. Si tratta di una cosa talmente progressiva che non ce ne accorgiamo nemmeno. Andiamo avanti per quella che noi crediamo la nostra strada per poi voltarci indietro e realizzare quanto sia stata tortuosa la via sino ad ora. E una volta che realizzi questo capisci quanto nella tua vita ogni momento sia importante; ogni scelta è un piccolo passo verso la tua destinazione, ovunque essa sia. Io fortunatamente l'ho capito e ora provo a non lasciare più nulla al caso. 
E come ai vecchi tempi, sperando di riprendere a scrivere più costantemente, vi lascio con una canzone: non lasciate che i vostri demoni prendano il sopravvento :)